Subappalto. Come non si modificano le leggi per non fare dei disastri

La conversione in Legge n. 134/2012 del c.d. Decreto Crescita (D.L. 83/2012) è stato inserito nel maxi-decreto l’art. 13-ter “Disposizioni in materia di responsabilità solidale dell’appaltatore”, che è andato a modificare il testo dell’articolo 28, comma 35 del D.L. 223/2006, c.d. “Decreto Visco-Bersani”.

Per il committente e per l’appaltatore l’obbligo di verificare l’esecuzione del corretto versamento delle ritenute fiscali sui redditi di lavoro dipendente e dell’IVA da parte dell’appaltatore o del subappaltatore; l’esclusione dalla responsabilità solidale solo se l’appaltatore/committente acquisisce idonea documentazione attestante che i versamenti fiscali, scaduti alla data del pagamento del corrispettivo sono stati correttamente eseguiti.

Abbiamo già espresso la nostra opinione sul fatto che in uno Stato moderno (con un carico fiscale molto elevato) questi sono servizi generali che lo Stato mette a disposizione della collettività.

Questa semplice modifica sta creando molti disagi a tutte le aziende ed al corretto funzionamento dei pagamenti. L’ azienda committente blocca i pagamenti, fino a quando l’ azienda in appalto, non fornisce le opportune dichiarazioni attestante il versamento dei contributi. Carta su Carta su Carta su Carta.

Facciamo una stima. In Italia ci sono circa 4.000.000 di aziende. Supponiamo che solo la metà sia coinvolta nell’ aggravio di burocrazia per questa norma. Due ore ad azienda (che consideriamo sottostimate), ad un costo lordo aziendale di 25 Euro.

Il costo per il codicillo (a nostro parere costo sottostimato) è di circa 100.000.000 di Euro. 100 Milioni di Euro.

Costo per imperizia giuridica.

Proposte

L’ amministrazione ha tutti gli elementi informativi per capire se una azienda ha effettuato il versamento dei contributi. Integrando i dati degli organici (noti all’ amministrazione pubblica) con i contributi per dipendente (o collaboratore) calcolabili da dati da chiedere alle aziende, è possibile immediatamente capire se i versamenti sono congrui, e nei tempi corretti.  Non dopo 6 mesi. Ma dopo 15 giorni.

Come in altri paesi esteri, sarebbe sufficiente bloccare tutti i conti correnti alle aziende che non pagano i contributi entro un mese.

La proposta è da raffinare tecnicamente, e ad approfondire sotto il profilo giuridico, ma permetterebbe di risolvere un punto dolente.

Questa proposta risolverebbe un alto scandalo ben più grave.

Molte aziende in difficoltà tendono a non versare i pagamenti dei contributi, anche se le sanzioni anche penali sono gravi  (http://www.inps.it/portale/default.aspx?itemdir=6240). Questo produce danni ai dipendenti che oltre che senza lavoro, spesso si trovano anche senza parte della pensione (http://www.soldielavoro.it/network/diritto-lavoro/stipendi-non-pagati-e-contributi-non-versati.html).

 

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