Il governo Monti ha molti meriti, qualche demerito. Ha fatto alcune cose. Si rimanda ad una analisi abbastanza completa presentata dalla Voce.
http://www.lavoce.info/articoli/pagina1003451.html
Sicuramente una delle azioni dove sostanzialmente ha fallito è il controllo della spesa pubblica.
Partiamo da un rapporto economico, abbastanza interessante (la fondazione è vicina a Bersani e all’ ex ministro Visco) :
http://www.nens.it/_public-file/RAPPORTO%20FP.%203.12.12.pdf
Analizzando i vari numeri (macroeconomici) non si deve essere super ricercatori in economia per arrivare ad alcune considerazioni. Considerazioni che non possono essere differenti sia viste dal liberale più convinto, sia dal comunista più convinto.
1) La spesa sta aumentando. Alcuni obiettano che la spesa cresce per il personale, per gli interessi e per la cassa integrazione (in generale per l’ esplosione degli ammortizzatori sociali). In questo momento non riusciamo a trovare dati disaggregati (nè dal sito dell’ Istat, nè altrove) che ci permettano di fare considerazioni puntuali. Questo aspetto rappresenta la sconfitta più pesante del Governo Monti. In realtà è da imputare ad una macchina statale, regionale, provinciale e comunale fuori controllo.
2) Non si esce da questa situazione se non riducendo le spese. Il debito non è ulteriormente incrementabile (una azienda nella situazione dell’ Italia sarebbe già fallita da tempo). Si potrebbe obiettare che la riduzione delle spese è di per se recessiva. Questo è vero se la spesa è ottimizzata. Ma questo non è vero in Italia. Esistono sprechi, personale non correttamente utilizzato, disparità di spese a livello nazionale. E’ obbligatorio pensare in termini di costi standard, di revisione rapida di tutte le componenti di spesa. Di scelte drastiche e poco popolari (soprattutto verso le caste).
3) La pressione fiscale non è ulteriormente aumentabile. Nè sui redditi bassi, nè sui redditi alti. Al di là della demagogia. I redditi bassi non sono più in grado di supportare un ulteriore aumento delle tasse (si vede dai consumi primari che stanno calando). I redditi più alti, da sempre, scelgono di pagare le tasse fino a quando questo è tollerabile. Poi scelgono di cambiare regime fiscale, andando in altri paesi. Quanto del calo del PIL è dovuto alla migrazione delle aziende PMI verso Austria, Svizzera, Slovenia ed altrove ? Quanti redditi alti stanno cambiando residenza fiscale ed abitativa ?
E’ necessario ridurre le spese. La Revisione delle Spese deve continuare e dare luogo ad un vero movimento di controllo trasparente delle spese dello stato.
Non si tratta di discutere fra principi liberali o principi socialdemocratici.
La pressione fiscale reale è troppo elevata per continuare per lungo tempo senza conseguenze. Inoltre la corruzione percepita (fonte Transparency International) rende odioso a molti l’ onorare i propri obblighi fiscali.
La riduzione delle spese deve essere rapida ed efficace. Su questo la macchina statale è assolutamente impreparata anche perchè manca una reale percezione di dove vengono spesi i soldi.
I bilanci delle società pubbliche sono opachi, poco trasparenti, con una cultura poco orientata al coinvolgimento del cittadino al controllo.
E’ necessario un coinvolgimento da parte di tutta la classe dirigente e dei cittadini orientata alla riduzione delle spese.
Ogni manovra aggiuntiva è destinata non a lacrime e sangue. Questo sarebbe ottimismo. Ma al nulla. Al segno meno. Ad un circolo vizioso dal quale l’ Italia sarebbe destinata a non rialzarsi.
Le idee per ridurre le spese ? Purtroppo diventa molto difficile.
Ma per esempio :
1) Revisione delle pensioni (sopra una certa cifra) in caso di sproporzioni rispetto a quanto realmente versato. Soprattutto in caso di cumulo di pensioni (molto comuni nel caso dei politici).
2) Revisione dei costi della politica. Non timidi segnali, ma ristrutturazione forte.
3) Convergenza verso i costi standard in Sanità. Percorso immediato (anche se graduale).
4) Convergenza verso i costi standard anche al di fuori della sanità. Un percorso immediato che permetta di porre il problema (drammatico ma ineludibile) che non è possibile avere amministrazioni pubbliche con migliaia di addetti in più rispetto ad altre amministrazioni a parità di popolazione.
5) Ridiscussione dei finanziamenti alle imprese (come da rapporto Giavazzi).
6) Calcolo dei costi di riscossione per tutte le imposte, ridefinendo quelle meno efficienti.
Non è più tempo di vivacchiare. Bisogna fare scelte efficienti ed impopolari (se impopolare è dire che un comune non può avere 20 volte gli adetti per abitante rispetto ad un altro comune).
In questi anni di tagli, l’ unica cosa che non è stata tagliata è la Spesa Pubblica. Sembra paradossale.
Azioni da portare avanti :
analisi dei conti pubblici per capire (a fronte dei tagli) quali sono le spese in aumento. Sull’ Istat è presente una serie di informazioni utili a capire la suddivisione delle spese, ma queste non permettono di arrivare a questo livello di dettaglio.